In questo periodo in cui le priorità delle imprese e dei professionisti sono maggiormente indirizzate alla redazione dei bilanci, vale la pena fare un paio di riflessioni rispetto all’altra “faccia” della reportistica: le comunicazioni sulla sostenibilità.
Infatti, con l’entrata in vigore della Direttiva (UE) 2022/2464 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022 in materia di rendicontazione societaria di sostenibilità (c.d. Corporate sustainability reporting directive ovvero CSRD) si introduce un nuovo significativo tassello nella costruzione di un quadro normativo europeo in materia di responsabilità sociale e ambientale delle imprese. Si punta alla costituzione di un sistema efficiente sotto il profilo delle risorse promuovendo, in una visione di lungo termine, la transizione verso un sistema economico sostenibile.
Il punto focale della nuova disciplina è rappresentato dalla estensione degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità – già previsti con la precedente Direttiva 2013/34/Ue – a tutte le grandi imprese, nonché agli emittenti valori mobiliari ammessi alla negoziazione in mercati regolamentati comprese le Pmi, con la sola eccezione delle microimprese. È importante notare che anche le imprese costituite in Paesi terzi saranno vincolate alla produzione del sustainability report, a condizione che svolgano una parte significativa della loro attività nell’Unione – ricavi netti (eventualmente consolidati) superiori a 150 milioni di euro.
La deadline prevista per l’applicazione delle misure attuative della CSRD da parte degli Stati membri è scaglionata sulla base del criterio dimensionale: si partirà dagli esercizi aventi inizio dal 1 gennaio 2024 per le grandi imprese che superino i 500 dipendenti occupati in media durante l’esercizio, per concludere con gli obblighi in capo alle Pmi quotate, applicabili agli esercizi aventi inizio dal 1 gennaio 2026.
Il concetto di doppia materialità (finanziaria e di impatto) entra con forza nella rendicontazione attraverso le informazioni che la CSRD impone all’impresa di diffondere: l’incidenza dell’impresa «sulle questioni di sostenibilità» e, allo stesso tempo, il modo in cui queste influiscono sull’andamento della stessa, sui suoi risultati e sulla sua situazione.
Gli elementi da descrivere comprendono:
- (i) il modello e la strategia aziendali adottati in relazione ai rischi connessi alle questioni di sostenibilità;
- (ii) i piani atti a garantire che il modello e la strategia aziendali siano compatibili con la transizione verso un’economia sostenibile;
- (iii) gli obiettivi temporalmente definiti connessi alle questioni di sostenibilità individuate dall’impresa, inclusi, ove opportuno, obiettivi assoluti di riduzione delle emissioni di gas serra, evidenziando i progressi realizzati nel conseguimento degli stessi accompagnati da una dichiarazione che attesti se tali obiettivi siano basati su prove scientifiche e, infine;
- (iv) la valutazione dei principali impatti negativi legati alle attività dell’impresa e alla sua value chain (ivi inclusi i relativi prodotti e servizi, rapporti commerciali e di fornitura).
Al fine di favorire la comparabilità tra le informazioni fornite dalle imprese, la Commissione adotta specifici atti delegati ad integrazione della Csrd, stabilendo princìpi di rendicontazione di sostenibilità che precisino i dati che le imprese sono tenute a comunicare – anche alla luce del settore di riferimento – nonché la struttura da utilizzare per presentare tali informazioni.
L’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) ha elaborato i c.d. ESRS (European Sustainability Reporting Standard) ovvero i princìpi che guideranno la rendicontazione di sostenibilità, e di cui a novembre sono state approvate in seno alla Commissione le prime bozze.
L’estensione degli obblighi di rendicontazione (l’entrata in vigore della CSRD renderà progressivamente vincolanti gli obblighi di disclosure di sostenibilità per circa 40 mila aziende UE) e la previsione di standard di riferimento per l’esposizione dell’informativa di sostenibilità confermano ulteriormente le tematiche Esg come parte integrante della vita delle imprese e dei relativi stakeholder, ma anche e soprattutto delle decisioni di investimento.
Assistiamo ad uno scenario in rapida evoluzione, scenario nel quale aumenta la richiesta di informazioni sulla sostenibilità da parte del sistema creditizio, anche per l’erogazione dei finanziamenti e – di conseguenza – si consolida la consapevolezza che la disclosure delle informazioni sulla sostenibilità e la gestione strategica di tali aspetti sono diventate condizioni essenziali per l’operatività dell’impresa.
Infine, risulta meritevole di nota il fatto che le grandi imprese soggette alla rendicontazione nell’ambito della CSRD dovranno fornire informazioni su diversi indicatori relativi alla loro catena del valore. Questo implica che alle PMI non quotate ma appartenenti alla supply chain di un’impresa soggetta a rendicontazione possono essere richieste informazioni sulla sostenibilità da parte della società cliente, oppure possono essere imposti requisiti di sostenibilità, ad esempio attraverso obblighi contrattuali.
L’impatto favorevole sull’immagine e la reputazione dell’azienda, una maggior fidelizzazione di clienti e lavoratori, l’aumento di valore percepito dagli stakeholder sono ulteriori argomenti a sostegno che la comunicazione sulla sostenibilità va considerata un’opportunità, da cogliere anche quando non è un obbligo normativo.
27 febbraio 2023