I tre pilastri fondamentali su cui si fonda il quadro normativo europeo in tema di finanza sostenibile sono:
• la creazione di un meccanismo di classificazione, c.d Tassonomia, delle attività economiche che hanno un contributo positivo sull’ambiente e che permetta di qualificare gli investimenti cosiddetti sostenibili;
• l’introduzione dell’obbligo di disclosure sulle attività ESG in capo a tutti gli operatori del settore finanziario, da investitori istituzionali a Private Banking;
• l’integrazione dei fattori ESG sia nel processo di selezione degli investimenti che nelle logiche di product governance e verifica dell’adeguatezza delle preferenze dei propri clienti, coerentemente tra i vari settori.
La Commissione Europea ha istituito, a dicembre 2016, un gruppo di esperti (High Level Technical Expert Group on Sustainable Finance, “HLEG”) al fine di sviluppare una strategia per l’Unione Europea in materia di finanza sostenibile.
Il 31 gennaio 2018 è stata pubblicata la relazione finale del gruppo che individua due imperativi per il sistema finanziario europeo:
• miglioramento del contributo della finanza alla crescita sostenibile e inclusiva;
• consolidamento della stabilità finanziaria attraverso l’integrazione dei fattori ESG nelle decisioni di investimento.
Per dar seguito al lavoro dell’HLEG, la Commissione ha pubblicato l’8 marzo 2018 un piano d‘azione («Action Plan») per finanziare la crescita sostenibile che contribuirà a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima e quelli di sviluppo sostenibile indicati nel documento dalla Commissione.
Nello specifico, con il Piano d’azione la CE si pone l’obiettivo di:
- Riorientare i flussi di capitali verso un’economia più sostenibile
- Integrare la sostenibilità nella gestione dei rischi
- Promuovere la trasparenza e la visione a lungo termine
Nel Piano d’Azione sulla finanza sostenibile (Action Plan on Financing Sustainable Growth) la Commissione Europea illustra le 10 Azioni che intende adottare per orientare il mercato dei capitali verso un modello di sviluppo sostenibile.
- Istituire un Sistema unificato di classificazione delle attività sostenibili (c.d.Tassonomia)
- Creare norme e marchi per i prodotti finanziari sostenibili
- Promuovere gli investimenti in progetti sostenibili
- Integrare la sostenibilità nella fornitura di consulenza
- Elaborare indici di sostenibilità
- Integrare meglio la sostenibilità nei rating e nella ricerca
- Chiarire gli obblighi degli investitori istituzionali e dei gestori
- Integrare la sostenibilità nei requisiti prudenziali
- Rafforzare la comunicazione in materia di sostenibilità e la regolamentazione contabile
- Promuovere un governo societario sostenibile e attenuare la visione a breve termine nei mercati dei capitali
https://ec.europa.eu/transparency/regdoc/rep/1/2018/IT/COM-2018-353-F1-IT-MAIN-PART-1.PDF
L’evoluzione del quadro normativo europeo in tema di sostenibilità avrà un impatto significativo su Banche, Asset Manager, Compagnie assicurative. In particolare, già a partire dai prossimi mesi gli operatori del settore dovranno affrontare tematiche di rilievo, come ad esempio:
- Classificazione delle attività ESG
- Product Governance e Target Market
- Distribuzione dei prodotti e Adeguatezza
- Trasparenza e informativa alla clientela
- Corporate Governance e requisiti organizzativi
La strategia delineata nel Piano di Azione è un primo fondamentale passo per la sostenibilità, ma per esplicitare interamente il suo potenziale dovrà essere completata da altre misure, con uno sforzo congiunto da parte di tutti i soggetti rilevanti.
Nel 2018 la Commissione Europea ha istituito il TEG (Technical Expert Group on Sustainable Finance) – un gruppo di 35 esperti in materia di finanza sostenibile, con la funzione di supportare la Commissione nell’attuazione dell’Action Plan approvato a maggio 2018 attraverso studi approfonditi su:
- tassonomia SRI, ovvero un sistema unico di classificazione delle attività economiche che possono essere definite “sostenibili” (con priorità ai temi della mitigazione e dell’adattamento al cambiamento climatico);
- miglioramento delle linee guida sulla rendicontazione delle attività legate al cambiamento climatico da parte di banche, compagnie assicuratrici e altre imprese di grandi dimensioni;
- criteri comuni per la costruzione di benchmark low-carbon e positive-carbon impact, ossia di parametri di riferimento affidabili per ridurre il rischio di greenwashing e aumentare la trasparenza del mercato;
- Green Bond Standard, una certificazione di qualità europea per le obbligazioni verdi.
Le risposte a queste problematiche sono contenute nel report finale di TEG pubblicato il 9 marzo 2020.
Sono 70 le attività considerate, dall’agricoltura alla produzione di energia, dall’Ict (information & communication technology) al comparto manifatturiero, dai trasporti alle costruzioni ovvero quell’insieme di settori che produce il 93% delle emissioni inquinanti europee.
Per ognuna la tassonomia fornisce i criteri di screening: le soglie tecniche perché ogni attività possa essere definita sostenibile.
Il rapporto del Teg individua tre categorie di attività considerate sostenibili: low carbon (quelle con basse emissioni inquinanti, che già oggi rispettano i criteri green), transition e enabling.
Le prime sono le attività ambientalmente sostenibili, attività che già adesso sono compatibili con gli obiettivi di carbon neutrality, che cioè producono basse emissioni inquinanti.
Poi ci sono le attività transition: che non sono assolutamente compatibili con gli obiettivi ambientali fissati per il 2050, ma che sono fondamentali per l’economia, come ad esempio la produzione di cemento e acciaio– attività per cui al momento non esistono alternative green. Per queste sono stati identificati criteri stringenti, legati alle migliori tecnologie al momento disponibili. Soglie che andranno abbassate di anno in anno, di pari passo con le evoluzioni tecnologiche.
Infine il terzo gruppo sono le attività enabling (cioè “abilitanti”): non prettamente green, ma utili per le altre due categorie, per esempio misure di efficientamento energetico, caldaie ad alta efficienza, infissi ad elevata performance – misure che, se usate per ristrutturare un edificio, non riescono a portarlo a emissioni zero, ma ne aumentano l’efficienza energetica.
Le soglie di performance aiuteranno le aziende, i promotori di progetti e gli emittenti ad accedere a finanziamenti verdi per migliorare le loro prestazioni ambientali, oltre ad aiutare a identificare quali attività sono già ecocompatibili.
L’obbligo di applicazione riguarda innanzitutto le aziende soggette alla direttiva per la rendicontazione delle informazioni non finanziarie (Non-Financial Reporting Directive-NFRD): aziende quotate con oltre 500 dipendenti, banche e assicurazioni che saranno tenute a fornire informazioni sulle loro attività in riferimento alla tassonomia.
Ma fra i soggetti che dovranno applicare la tassonomia troviamo anche gli investitori istituzionali, ovvero gli operatori finanziari impegnati nell’investimento sostenibile e responsabile (SRI) che offrono prodotti finanziari nell’UE, inclusi i fondi pensione, i quali dovranno fornire informazioni riguardo l’attinenza alla tassonomia dei prodotti che offrono.
La Tassonomia sarà anche il riferimento per attribuire incentivi europei. La Commissione europea sta considerando le modalità di applicazione della Tassonomia come linee guida nel programma InvestEu per indirizzare gli investimenti europei.
Infine, la Tassonomia sarà il riferimento per l’Ecolabel finanziaria: la nuova certificazione per i prodotti finanziari sostenibili in fase di studio in questi mesi.
Entro luglio 2020, il Regolamento sulla tassonomia verrà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea mentre entro il 31.12.2021 entrerà in vigore un primo blocco di criteri tecnici di selezione delle attività da considerare sostenibili – quelle che contribuiscono a due dei sei obiettivi stabiliti dalla Commissione europea, di mitigazione di adattamento al climate change.
La seconda parte dei criteri tecnici di selezione delle attività da considerare sostenibili: riguardo i restanti quattro obiettivi stabiliti dalla Commissione europea (il controllo dell’inquinamento, l’uso e la protezione delle risorse idriche e marine, l’economia circolare, la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi) entrerà in vigore entro la fine del 2022.
Lo scorso dicembre la Commissione Europea ha proposto l’European Green New Deal. Il documento, approvato il 15 gennaio 2020 dal Parlamento Europeo, dettaglia in 116 punti le strategie che l’Unione Europea è intenzionata a mettere in campo per combattere il cambiamento climatico e per rivendicare il ruolo di leader mondiale nel processo di conversione verde delle economie.
Il Parlamento stesso è chiamato a impegnare i Paesi dell’Unione con il fine di mettere in moto urgenti «interventi ambiziosi per far fronte al cambiamento climatico e alle sfide ambientali, allo scopo di limitare il riscaldamento globale a 1,5º C ed evitare una perdita massiccia di biodiversità»
Il GND si articola in 3 punti principali:
1. Una rivoluzione verde entro il 2050. Per raggiungere la neutralità climatica, la Commissione europea presenterà una legge sul clima a marzo del 2020 per ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e proporrà un carbon border adjustment per alcuni settori. La digitalizzazione, un network di infrastrutture di trasporto, fondi per le aree più deboli e un’azione politica coerente saranno i mezzi per attuare questa rivoluzione.
2. Energia, Industria e Mobilità pulite. I punti che riguardano questi tre aspetti mirano principalmente a una maggiore interconnessione dell’Europa e a una strategia concertata che migliori il Trans-European Network energetico e investa sull’eolico e le rinnovabili. La Commissione elaborerà un piano più ampio che introduca i quattro pilastri dell’Economia Circolare nell’industria, in particolare nel tessile, nell’edilizia, nell’elettronica e nella plastica. L’Unione europea potenzierà il trasporto su ferro ed elettrico, scoraggiando il carbone, limitando le emissioni aeree e navali e riformando il sistema di rifiuti.
3. Proteggere l’ambiente e la biodiversità. La Commissione inizierà nel 2020 ad attuare la Farm to Fork strategy per ridurre pesticidi e sostanze chimiche nell’agricoltura, proteggere la biodiversità e le foreste europee, limitare lo spreco di cibo e rivedere le norme per i grandi conglomerati industriali.