La crescita dell’attenzione verso i fattori ESG è stata accompagnata da interventi istituzionali del massimo livello da parte delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea che hanno emesso i principi di riferimento che costituiscano altrettante linee guida sia per i governi nazionali al fine di creare il necessario quadro normativo, sia per gli investitori che assumono così un ruolo di catalizzatore: la spinta del mercato atta ad innescare un circolo virtuoso che stimoli le imprese nel loro evolversi verso modelli di business sostenibili.
I principi dell’Onu
Il Global Compact delle Nazioni Unite è l’iniziativa strategica di cittadinanza d’impresa più ampia al mondo.
Nasce dalla volontà di promuovere un’economia globale sostenibile: rispettosa dei diritti umani e del lavoro, della salvaguardia dell’ambiente e della lotta alla corruzione. È stata proposta, per la prima volta nel 1999, presso il World Economic Forum di Davos, dall’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, il quale, in quell’occasione, ha invitato i leader dell’economia mondiale presenti all’incontro a sottoscrivere con le Nazioni Unite un “Patto Globale”, al fine di affrontare in una logica di collaborazione gli aspetti più critici della globalizzazione. Mai, prima, era stata proclamata così nettamente la volontà di allineare gli obiettivi della comunità internazionale con quelli degli interessi privati del mondo degli affari.
Così, a partire da luglio 2000, è stato lanciato operativamente dal Palazzo delle Nazioni Unite di New York il Global Compact delle Nazioni Unite. Da allora, vi hanno aderito oltre 18.000 aziende provenienti da 160 paesi nel mondo, dando vita a una nuova realtà di collaborazione mondiale.
A tal fine, il Global Compact richiede alle aziende e alle organizzazioni che vi aderiscono, di condividere, sostenere e applicare nella propria sfera di influenza un insieme di principi fondamentali, relativi a diritti umani, standard lavorativi, tutela dell’ambiente e lotta alla corruzione.
Si tratta di principi condivisi universalmente in quanto derivati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dalla Dichiarazione ILO, dalla Dichiarazione di Rio e dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione.
https://www.globalcompactnetwork.org/it/il-global-compact-ita/i-dieci-principi/introduzione.html
Incorporando i Dieci Principi del Global Compact delle Nazioni Unite in strategie, politiche e procedure e stabilendo una cultura di integrità, le aziende non stanno solo gettando le basi per un successo a lungo termine, ma stanno anche sostenendo le loro responsabilità di base nei confronti dei popoli e del pianeta.
Un altro punto di riferimento è rappresentato dai sei principi promossi dalle Nazioni Unite nel 2006, noti come PRI (Principles for responsible investment), che sono stati sottoscritti (su base volontaria) da 1380 società dell’industria finanziaria per un totale di 59 mila miliardi di asset in gestione (dati a fine 2015). Essi impegnano gli aderenti a:
- Incorporazione dei temi ESG (ambientali, sociali e di governance) nell’analisi di investimento e nei processi decisionali.
- Impegno ad agire da azionisti attivi e a inserire i temi ESG nelle proprie politiche e pratiche di gestione.
- Richiesta alle società in cui si investe di comunicare in modo appropriato le istanze ESG.
- Impegno a farsi promotori dell’accettazione e dell’implementazione di tali principi tra gli investitori
- Collaborazione per aumentare la propria efficacia nella messa in pratica dei principi.
- Impegno a stilare un resoconto delle attività e dei progressi raggiunti nell’applicazione dei principi.
I PRI offrono una serie di azioni possibili per integrare le questioni ambientali, sociali e di governo societario nelle pratiche di investimento.
Successivamente, il 25 settembre 2015, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, alla quale hanno preso parte oltre 150 leader provenienti da tutto il mondo, ha adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, la quale si articola in 17 obiettivi – i Sustainable Development Goals (SDGs) – articolati in 169 sotto-obiettivi (target) e 244 indicatori.
I 17 Sustainable Development Goals si riferiscono a diversi ambiti dello sviluppo sociale, economico e ambientale, che devono essere considerati in maniera integrata, inclusi i processi che li possono accompagnare, e favorire in maniera sostenibile, inclusa la cooperazione internazionale e il contesto politico e istituzionale, lo sviluppo economico e sociale. Sono presenti come componenti irrinunciabili, numerosi riferimenti al benessere delle persone e a un’equa distribuzione dei benefici dello sviluppo. Ogni goal ha obiettivi specifici da raggiungere da qui al 2030. Concordati dall’ONU sono strettamente correlati tra loro e mirano a risolvere, successivamente all’identificazione dei target, un’ampia gamma di problematiche riguardanti lo sviluppo economico e sociale: povertà, fame, salute, istruzione, cambiamento climatico, uguaglianza di genere e sociale, acqua, energia, urbanizzazione, ambiente, servizi igienico-sanitari.
https://www.globalcompactnetwork.org/it/il-global-compact-ita/sdgs/business-sdgs.html
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite impegna tutti i Paesi a contribuire allo sforzo necessario a portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo.
I 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e i relativi 169 sotto-obiettivi, oltre ad essere interconnessi ed indivisibili, sono di natura globale e universalmente applicabili.
Ciascun Paese è libero di decidere come questi obiettivi debbano essere incorporati nelle politiche e nei processi decisionali, definendo a tal fine una propria strategia nazionale di sviluppo sostenibile, i cui risultati dovranno essere rendicontati all’interno di un processo di monitoraggio e verifica del perseguimento degli SGDs coordinato dall’ONU e realizzato mediante un sofisticato panel di indicatori statistici globali individuati per misurare i singoli target.
Nondimeno, l’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura, al fine di stimolare un’ampia mobilitazione verso la definizione di un nuovo modello di crescita sostenibile. In tale ambito si riconosce, in particolare, il ruolo fondamentale svolto dai Parlamenti nazionali attraverso la produzione normativa, l’adozione dei budget e la realizzazione efficace dei programmi.
In Italia, il principale strumento di attuazione dell’Agenda 2030 è costituito dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile-SNSvS, approvata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) il 22 dicembre 2017, nella quale sono definite le linee direttrici delle politiche economiche, sociali e ambientali finalizzate a raggiungere gli SDGs entro il 2030.
La Strategia, che deve essere aggiornata dal Governo con cadenza almeno triennale, contiene una serie di scelte strategiche e obiettivi nazionali articolati all’interno di cinque aree speculari a quelle degli SGDs (Persone, Pianeta, Pace, Prosperità, Partnership), cui è associato un elenco preliminare di strumenti di attuazione individuati nel processo di consultazione istituzionale.