L’investimento responsabile, che prende in considerazione fattori ambientali, sociali e di corporate governance (ESG) sta diventando sempre più un fenomeno sui mercati dei capitali del mondo. ESG è un aspetto dell’investimento guidato dalla domanda, in quanto gli investitori di oggi, in particolare le generazioni più giovani (in parte la generazione Y, i millennial e i giovani), non si occupano solo del rendimento e del rischio dei loro investimenti, ma anche dell’impatto conseguente, che va dalla gestione delle diversità sul posto di lavoro alle impronte ambientali, con in mezzo centinaia di fattori che vengono esaminati periodicamente per un numero crescente di aziende in tutto il mondo. Sulla base dei punteggi dei fattori, le società vengono classificate e confrontate tra loro.
In generale, l’obiettivo delle società è massimizzare il profitto e il ritorno sugli investimenti per gli azionisti. Fino all’inizio del secolo l’inquinamento ambientale era considerato un prezzo da pagare per una crescita e un profitto più rapidi, ora, tuttavia, stiamo vivendo un tempo in cui l’inquinamento sta iniziando a ridurre la crescita economica. Il denaro speso per la protezione dell’ambiente, come ad esempio per favorire aria pulita e acqua non inquinata, non è solo un costo, ma soprattutto un investimento che produce un rendimento misurabile.
Per una migliore comprensione dei fattori ambientali, sociali e di governance che stanno cambiando i modelli decisionali di investimento, vediamo una panoramica completa di quali fattori sono presi in considerazione nella teoria ESG.
La componente ambientale richiede una ricerca su una varietà di elementi che illustrano l’impatto di un’azienda sulla Terra, sia in modo positivo che negativo e che riguardano i cambiamenti climatici, le emissioni di CO2 (biossido di carbonio), l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, gli sprechi e la deforestazione.
• Obiettivi relativi alle emissioni di gas a effetto serra e trasparenza sul modo in cui la società sta raggiungendo tali obiettivi: attualmente un terzo delle 200 più grandi aziende del mondo non dichiarano in maniera completa e trasparente le proprie emissioni di gas a effetto serra (GHG) e ancor meno hanno pianificato misure in linea con l’ambizioso obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare a 1,5 °C l’aumento della temperatura globale
• Impronta di carbonio e intensità di carbonio (inquinamento ed emissioni): la cui riduzione è essenziale nell’intento di porre fine allo sfruttamento eccessivo delle risorse. Le prime 20 società di combustibili fossili con il loro sfruttamento incessante delle riserve mondiali di petrolio, gas e carbone sono responsabili del 35% di tutto il gas serra prodotto per ragioni legate alla produzione di energia in tutto il mondo negli ultimi 50 anni. Tra queste società ci sono nomi sonori come ExxonMobil, Gazprom e Chevron… Ma le emissioni “fisiche” di CO2 sono solo una parte del problema climatico. Ci sono modi molto più subdoli per lasciare una pessima impronta ambientale dietro il nostro passaggio. Una recente ricerca di Harvard evidenzia quanto ExxonMobil nei documenti pubblici abbia instillato dubbi sulla reale portata dei cambiamenti climatici e sulle responsabilità umane del surriscaldamento terrestre. Non meno di 35 delle 50 industrie più influenti del Pianeta sono attivamente impegnate addirittura a contrastare le politiche climatiche. Se la maggior parte delle multinazionali si può classificare “neutrale”, perché non supporta né ostacola con convinzione le misure ambientali proposte da governi e istituzioni, ci sono 15 grandi società che appoggiano pubblicamente la transizione energetica verso le fonti green e la mobilità elettrica: Apple, Ikea, Unilever e gli altri nomi che hanno siglato l’iniziativa RE100 con l’impegno di consumare il 100% di energia rinnovabile, poi varie utility tra cui Enel, EDF, Iberdrola.
• L’utilizzo di energia rinnovabile, incluso l’eolico e il solare: ogni anno Intel utilizza circa 3.100.000.000 di kWh di energia da fonte eolica, solare, idroelettrica e da biomassa. Il loro impegno per diventare green arriva con l’installazione di quasi trecentomila metri quadrati di pannelli solari in 9 paesi secondo il loro rapporto sulla responsabilità aziendale. La società afferma che dal 2012 hanno investito $ 185 milioni in 2000 progetti di risparmio energetico. Il 100% dell’elettricità utilizzata da Intel negli Stati Uniti e nell’UE proviene da fonti energetiche rinnovabili.
Il pilastro sociale di ESG può essere piuttosto difficile da comprendere poiché esiste una vasta gamma di metriche per definire e misurare gli aspetti sociali, dai rapporti di lavoro, alla gestione delle diversità nell’ambito della forza lavoro, alle pratiche di approvvigionamento e della catena di distribuzione.
C’è ancora molta strada da fare, anche per via della caratteristica intrinseca degli aspetti social, che comportano un miglioramento delle performances a lungo termine, a differenza delle altre due componenti ESG il cui impatto risulta riscontrabile anche nel breve periodo, riuscendo pertanto a captare l’interesse degli investitori, che tendono a concentrarsi sui rischi a breve termine e sui rendimenti finanziari.
In realtà i fattori sociali non sono così complessi e astratti come potrebbero sembrare e poiché la qualità dei dati è in costante miglioramento, si sta delineando una forte correlazione tra aspetti sociali e prestazioni finanziarie. I fattori sociali sono costituiti da elementi correlati alle persone come la cultura aziendale e le problematiche che incidono su dipendenti, clienti, consumatori e fornitori, sia all’interno dell’azienda che nella società. Vediamo qualche esempio:
• Retribuzione / impegno / formazione e sviluppo dei dipendenti: vi è una crescente evidenza che suggerisce che una forte cultura aziendale e l’impegno dei dipendenti caratterizzano le aziende con le migliori performances. Si tratta di società in cui l’impegno concreto a creare un ambiente di lavoro positivo prende la forma degli incentivi alla crescita professionale e personale dei dipendenti, ad un costante confronto con le organizzazioni sindacali volto a ridurre la disparità salariale tra uomini e donne – considerato che a livello globale le donne guadagnano il 40% in meno rispetto agli uomini per un incarico equivalente. La sfida per i policy-maker non è ovviamente solo economica ma anche sociale perché serve tempo per cambiare le convinzioni di fondo più profonde in merito al genere e al lavoro in culture diverse.
• Diversità e inclusione nelle assunzioni e nella garanzia di pari opportunità: eliminazione della discriminazione sul luogo di lavoro e nelle policy aziendali in riferimento a criteri come razza, genere, età, nazione di origine, percorso di carriera, esperienza nel settore ed educazione. La diversità di un’azienda, non solo quella di genere ma anche generazionale, culturale e di competenze – a partire dalla composizione del proprio Consiglio di Amministrazione – si può misurare e porta benefici in termini anche finanziari.
La componente di governo societario si riferisce alla condotta dell’organo amministrativo e alla supervisione della società, nonché al cambiamento in atto da un atteggiamento che privilegia il punto di vista del management ad una visione più ampia che prende in considerazione le istanze di tutti gli stakeholders. Vediamo qualche esempio:
- Compensi, bonus e vantaggi dei dirigenti: i regolatori di molti paesi, inclusi gli Stati Uniti e il Regno Unito, richiedono alle società quotate in borsa di consentire agli azionisti di votare a intervalli regolari per i pacchetti retributivi del top management, per il contenimento a livelli equilibrati e commisurati con le performance e con i risultati dell’azienda – considerato che effettivamente alcune strutture retributive contrastano con l’interesse a lungo termine degli azionisti in quanto consentono ai manager di attuare condotte perverse, volte a massimizzare non la ricchezza dell’impresa, bensì la propria. La normativa di riferimento per le società quotate richiede trasparenza sui processi di nomina dei membri del board, sulla retribuzione di management e dipendenti, sulle assunzioni e sui processi di selezione.
- La separazione dei ruoli di gestione e di controllo ovvero la coerenza fra il complesso di principi, regole, meccanismi e relazioni che disciplinano la gestione dell’impresa e le modalità e gli strumenti di monitoraggio e verifica atti al raggiungimento degli obiettivi sociali
Anche la corporate governance può contribuire alla sostenibilità, nella misura in cui le imprese e i loro organi amministrativi operino in modo responsabile, facendosi carico – anche aldilà di quanto previsto dalla legislazione, seppure nel rispetto di essa – delle tematiche che riguardano il loro impatto sull’economia, sulla società e sull’ambiente.
- La trasparenza e la completezza delle informazioni veicolate nelle dichiarazioni di carattere non finanziario al fine di rendere noto il potenziale impatto sulla sostenibilità ambientale e sociale dell’impresa, ma anche per quanto riguarda gli aspetti di governo societario e di organizzazione dell’impresa, specialmente in termini di gestione dei rischi.
Tali informazioni consentono ai terzi di conoscere i comportamenti dell’impresa e di valutarli, premiando o penalizzando le imprese che adottano pratiche rispettivamente conformi o difformi dai criteri preferiti di ESG. Naturalmente, la trasparenza per essere efficace deve essere credibile. Di qui l’importanza sia dei controlli esterni che di quelli interni all’impresa, tanto rispetto all’attività informativa quanto rispetto ai comportamenti concretamente seguiti in materia di sostenibilità.